Presupposti
Superati alcuni temi organizzativi e produttivi interni (il “rating” ed il “bilancio”), all’imprenditore non resta altro che entrare in banca per richiedere un fido. A questo punto, seppure l’esperienza per molti potrebbe non essere agevole ciò che esploreremo assieme in questo paragrafo, potrebbe esserci d’aiuto per “parlare la stessa lingua” della Banca.
Cosa è il fido?
Sebbene il termine nell’uso comune risulti più utilizzato per altro che per la definizione di un credito, esso altro non è che un vero e proprio “polmone” finanziario su cui fanno affidamento soprattutto le imprese per gestire i momentanei sfasamenti degli incassi dai clienti e per sostenere gli investimenti necessari all’acquisto o al rinnovo degli impianti obsoleti. Le Banche, in questo caso, avvicinando i capitali raccolti con i depositi della clientela alle imprese, altro non fanno che assolvere ad un ruolo primario nella complessità dei rapporti dei nostri tempi.
A cosa serve il credito?
Per stare al passo di una concorrenza sempre più globale, una caratteristica peculiare della nostra realtà industriale-commerciale è quella di un reperimento continuo di capitali da investire nel potenziamento delle aziende tramite, ad esempio, la ricerca scientifica, il miglioramento delle reti commerciali, l’innovazione tecnologica o, ancora, l’addestramento e la motivazione del personale. Ma di fronte a queste necessità finanziarie quale potrebbe essere l’atteggiamento dell’imprenditore?
Teoricamente egli potrebbe esplorare differenti soluzioni. Tra le diverse c’è la tradizionale funzione creditizia della Banca. Ma come proporci agli Istituti di credito per raccontare le nostre esigenze? Come detto le Banche sono terze rispetto all’Azienda e per questo non hanno un’immediata percezione della tipologia dell’investimento che ha in mente l’imprenditore. Egli dovrà attivarsi per raccontarlo nel migliore dei modi, spiegando quale vantaggio economico, in termini di maggiori flussi di reddito, derivi per l’Azienda dall’investimento stesso.