Ascolta "Previdenza complementare" su Spreaker.
Come sai il futuro delle pensioni pubbliche non è né roseo né certo. I continui ritocchi da parte dei politici alle modalità di accesso ed alle rendite pensionistiche, unite ad un deficit demografico di nuovi lavoratori, porta ad una situazione previdenziale con cui bisognerà necessariamente fare i conti.
È quindi opportuno prepararsi ad integrare con le proprie risorse ciò che non sarà coperto dalla pensione visto che la diminuzione di reddito prevista, porterà ad una diminuzione, se la situazione non dovesse peggiorare, tra il -25% e oltre il -40%. Ciò significa che se in età lavorativa potevi contare su un introito netto, per esempio, di 1.000 €, potresti andare in pensione con un assegno pensionistico tra i 600€ e i 750 €.
Considerato che la situazione, specialmente per le nuove generazioni, sarà probabilmente peggiore rispetto a quella sopraindicata, per mantenere il tuo tenore di vita diventa necessario mettere da parte (meglio se abbastanza presto) dei capitali, per poterne godere una volta in pensione.
Una soluzione potrebbe essere quella di accumulare questi capitali su un conto corrente, e poi prelevare mensilmente la quota ad integrazione della pensione; questa strada è poco efficiente. Oltre ad essere intaccati dall'inflazione, detenere liquidità sul conto corrente la espone ai costi caricati dalla banca e a future azioni di tassazione dei patrimoni.
Diversamente, se si opta per contribuire ad un fondo pensionistico, si possono impiegare i capitali usufruendo delle agevolazioni fiscali.
La scelta[1] può vertere verso un fondo aperto oppure verso un fondo chiuso, in base alla propria situazione lavorativa, ed è quasi sempre possibile scegliere la linea di investimento (se più conservativa o più aggressiva).[2]
Ma come orientarsi?
Tutti i fondi pensionistici in Italia sono soggetti al controllo dell'organo di sorveglianza chiamato COVIP (Commissione di Vigilanza sui fondi Pensione), che offre servizi indipendenti di certificazione e di valutazione dei fondi.
I rendimenti dei fondi sono consultabili visitando l'apposita sezione del sito COVIP mentre per quanto riguarda i costi, sempre COVIP mantiene aggiornato un elenco recante gli ISC (Indice Sintetico di Costo) di tutti i fondi pensionistici complementari.
Anticipi e Riscatti
Le somme versate nei Fondi di previdenza complementare non possono essere ritirate liberamente, la legge prevede delle specifiche casiste per le quali può essere richiesto l'anticipo di una parte del capitale accantonato o il riscatto dell'intera posizione.
Tabella 1: Anticipi
Tabella 2: Riscatti anticipati
Capitale o rendita
Al momento del pensionamento dovrai decidere se percepire un capitale fino a un importo pari al 50% della posizione individuale maturata.
Puoi chiedere il 100% in capitale se, convertendo il 70% della posizione individuale, hai una rendita annua di importo inferiore al 50% dell’assegno sociale.
Cosa succede se l'iscritto al fondo di previdenza complementare viene a mancare?
Decesso prima della maturazione dei requisiti pensionistici
L’art.14 comma 3 del D.Lgs.252/2005 dispone quanto segue: “In caso di morte dell'aderente a una forma pensionistica complementare prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica l'intera posizione individuale maturata è riscattata dagli eredi ovvero dai diversi beneficiari dallo stesso designati, siano essi persone fisiche o giuridiche”.
Il montante contributivo (capitale + interessi maturati), in caso di decesso dell'aderente prima della pensione, è quindi destinato ai beneficiari indicati dall'iscritto. In mancanza di designazione dei beneficiari, la posizione previdenziale viene riscattata in parti uguali dagli eredi dell’iscritto deceduto, individuati dalle norme del codice civile in tema di successione o dai beneficiari testamentari se è stato redatto il testamento.
Consigliamo di indicare esplicitamente al Fondo, attraverso gli opportuni moduli, i nominativi dei beneficiari e la % che spetta a ciascuno e di non lasciare quindi "eredi legittimi". Questo per rendere più veloce la pratica di riscatto della posizione previdenziale ai beneficiari e per fare in modo che i soldi vadano solamente alle persone a cui si tiene di più.
Decesso dopo il pensionamento
L'aderente può decidere di riscattare la sua posizione pensionistica sotto forma di capitale o di rendita. Se sceglie di riscattare la propria posizione con la rendita vitalizia semplice avrà diritto alla rendita finchè rimane in vita, la rendita si estingue con la morte dell'aderente.
La rendita vitalizia semplice non è l'unica prestazione che i Fondi pensione mettono a disposizione, negli ultimi anni la scelta delle prestazioni si sta sempre più ampliando. I Fondi pensione mettono a disposizioni diverse soluzioni per il caso in cui l'aderente viene a mancare in fase di erogazione delle prestazioni. Infatti è possibile richiedere:
- la rendita reversibile: corrisposta all'aderente finchè è in vita e in seguito al beneficiario indicato;
- la rendita certa per 5 o 10 anni e successivamente vitalizia: corrisposta, nel periodo di certezza, a prescindere dall'esistenza in vita dell'iscritto. Al termine del periodo la rendita diventa vitalizia se il pensionato è ancora in vita o si estingue se deceduto;
- la rendita con restituzione del capitale residuo: corrisposta all’aderente finché in vita. Al momento del suo decesso viene versato il capitale residuo ai beneficiari designati/eredi.
Considerato che l'obbiettivo del Fondo pensione è quello di mettere a disposizione dell'aderente una rendita che consenta di migliorare la propria qualità di vita, non ha alcun senso ridurre questa rendita a favore di un altro soggetto. Ovviamente le Compagnie di assicurazione promuovono la reversibilità in quanto non vedono l'ora di addebitare altri costi[3].
Ma quanto conviene accantonare per poter integrare correttamente la pensione?
Come per il calcolo della pensione, anche stabilire il capitale da accantonare può essere un compito arduo.
Se dovessi dare una risposta immediata a questa domanda, probabilmente, non riusciresti a decidere se è meglio accumulare 150.000 €, 200.000€ oppure 500.000 €, eppure la differenza non è di qualche spicciolo!
Utilizzando il calcolatore di MyGuru puoi simulare il capitale necessario per ottenere una rendita prefissata, tenendo conto del tipo di investimento, dell'orizzonte temporale e della fiscalità applicata. Come suggerito precedentemente, è possibile mettere in campo delle strategie di efficientamento fiscale che permettono di contribuire di tasca propria in misura inferiore rispetto all'accumulo sul conto corrente, pur ottenendo la stessa performance in fase di erogazione della rendita.
Per quanto non possa sostituire una consulenza personalizzata, che ti invitiamo a prenotare qui, puoi utilizzare il calcolatore gratuito di MyGuru per poter risalire agli accantonamenti annuali che dovresti prevedere se decidessi oggi stesso di iniziare un percorso di integrazione previdenziale.
[1] Nel 2020 in Italia gli iscritti ad un Fondo di previdenza complementare erano circa 8 milioni e mezzo. Possiamo notare come gli iscritti siano prevalentemente distribuiti tra i Fondi negoziali o di categoria e i PIP (Piani Individuali Pensionistici). Quest'ultimi però non rappresentano la soluzione ottimale per il lavoratore per due motivi:
- hanno dei costi molto più elevati rispetto ai fondi negoziali (che risultano i più convenienti) e ai fondi aperti (vedi Tabella 2);
- i PIP rappresentano una forma di previdenza individuale che non dà diritto al contributo del datore di lavoro;
Quasi 3 milioni e mezzo di italiani quindi hanno compiuto una scelta errata in tema di previdenza complementare.
Tabella 1:
Fonte: relazione Covip per l'anno 2020
Tabella 2:
[2] Nella tabella sottostante vengono riportati i rendimenti per le varie linee di investimento dei Fondi Pensione Chiusi (FPC), dei Fondi Pensione Aperti (FPA) a confronto con la rivalutazione del TFR in azienda.
[3] Fonte: Elaborazione Dati Consultique