Controlla le performance

5.5.1.1 Controlla le performance

Controlla le performance: i nostri consigli

È possibile valutare il tuo attuale consulente attraverso l'analisi della tua gestione passata:

a) pretendi dal tuo intermediario finanziario il Prospetto MIFID [1] che contiene i costi ed i rendimenti del tuo portafoglio, partendo dall'ultimo anno disponibile; i costi devono essere inferiori all'1%, diversamente è probabile che tu possa contenere le tue spese aumentando proporzionalmente le tue performance;

c) verifica il rendimento delle azioni inserite nel tuo portafoglio confrontandola con l'indice mondiale più diversificato che trovi (vedi paragrafo sugli "ETF azionari mondiali"); 

d) confronta il rendimento delle tue obbligazioni con quello degli "ETF obbligazionari" a parità di valuta, rating e duration.

MIGLIORA LA TUA GESTIONE

Dopo avere valutato la tua gestione, desideri migliorarla cercando prodotti finanziari più performanti? Niente di più sbagliato!

Le performance si realizzano semplicemente seguendo i nostri "Principi guida", cioè grazie ad un asset allocation estremamente semplice.

ERRORI DA EVITARE

  • ONORARI OPACHI O NASCOSTI.  In Italia, diversamente da quanto avviene in altri paesi come gli USA e UK, in pochi sopportano l'idea di pagare un onorario trasparente ad un consulente finanziario o affidarsi ad un consulente (broker) assicurativo per un servizio che offrirebbe loro solo vantaggi: minori costi, minori rischi e maggiori rendimenti. Questo atteggiamento irrazionale è la fortuna degli Intermediari finanziari (banche, ecc) e delle Compagnie di assicurazioni, che possono così investire risorse in marketing e nelle loro reti di distribuzione, a danno dei risparmiatori e dei consumatori. Se in ambito finanziario questa contraddizione può essere evidente grazie alla possibilità di monitorare i costi (Mifid 2), in ambito assicurativo i costi sono solitamente ancora più alti, anche se più difficili da calcolare [2].

  • AVERE DIVERSI CONSULENTI.  Molti investitori pensano che consultare un gran numero di consulenti finanziari sia utile per raccogliere più informazioni, confrontare opinioni e trovare la strategia migliore per i propri investimenti. In realtà, questa pratica spesso si rivela controproducente e porta a risultati sbagliati, perché si basa su due presupposti errati, sia da parte dei consulenti sia da parte degli investitori.

    Il gioco delle apparenze: i consulenti e la dimostrazione di competenza

    I consulenti finanziari, soprattutto quelli bancari, hanno un naturale interesse a dimostrare quanto siano competenti, aggiornati e “bravi”. Per farlo, spesso forniscono una grande quantità di informazioni, analisi, previsioni e novità del mercato. Questo atteggiamento serve più a costruire la loro immagine e a giustificare il proprio ruolo, che a focalizzarsi sulle reali esigenze dell’investitore. Se il consulente lavorasse davvero per l’interesse del cliente, si concentrerebbe principalmente sui principi fondamentali per ottimizzare il rendimento nel lungo termine (comprendere l’orizzonte temporale e gli obiettivi dell’investitore, definire un’asset allocation coerente con il profilo di rischio, minimizzare i costi e le commissioni e garantire una diversificazione efficace e bilanciata). Invece, spesso l’attenzione viene distolta da queste priorità per concentrarsi su dettagli poco rilevanti, come le ultime vicende di mercato o i prodotti finanziari più “in voga”, che rischiano di spostare l’interesse del cliente verso gli interessi del consulente stesso.

    L’errore dell’investitore: cercare informazioni da più fonti

    Dall’altro lato, l’investitore che si rivolge a tanti consulenti nella speranza di raccogliere più informazioni e suggerimenti sta commettendo un errore simile. Pensare di poter acquisire nozioni e consigli da più persone diverse per poi fare da sé una sintesi efficace è solitamente un’illusione.  I prodotti finanziari hanno caratteristiche molto diverse tra loro, in termini di rischio, liquidità, orizzonte temporale e correlazione. Prendere singoli suggerimenti isolati e montarli insieme senza una visione complessiva porta quasi sempre a un portafoglio incoerente e inefficiente, con risultati negativi.

    La vera chiave per il successo negli investimenti non è il singolo prodotto o il timing perfetto, ma la gestione coerente dell’asset allocation, cioè la distribuzione del capitale tra diverse classi di attività (azioni, obbligazioni, liquidità, ecc.) in base agli obiettivi, al rischio e al tempo a disposizione. Questa strategia è supportata da numerosi studi accademici e pratici, che dimostrano come l’asset allocation spieghi oltre il 90% della variabilità dei rendimenti di un portafoglio nel lungo termine. Concentrarsi invece su stock picking o market timing, senza una solida base di asset allocation, è un errore che porta spesso a performance deludenti.

  • PRODOTTI FINANZIARI VINCENTI.  La ricerca del prodotto finanziario vincente è inutile per le medesime ragioni per le quali è decisamente meglio effettuare la gestione passiva rispetto a quella attiva (vedi Nota 1). Esistono solo prodotti finanziari più o meno costosi, mentre la performance dipende principalmente dall’asset allocation. Questo bias viene sfruttato commercialmente in quanto spesso vengono proposti come vincenti dei fondi che poi si rivelano disastrosi, come dimostrano questi due esempi:

Il Kinetics Internet Fund è partito nel 1998 con appena 100 mila dollari. Nel primo anno ha realizzato un rendimento del 196,1% e nel 1999 addirittura del 216,5%. Alla fine del 1999, grazie a queste performance, il fondo aveva attratto oltre 1,1 miliardi di dollari. Tuttavia, con lo scoppio della bolla delle dotcom nel 2000, la maggior parte degli investitori – entrati tardi nel fondo – ha subito pesanti perdite: dal 1998 al 2001, gli investitori hanno perso mediamente il 15,8% all’anno, mentre il rendimento totale dichiarato dal fondo nello stesso periodo è stato del 42,4% annuo (non 58,2%, che è invece la differenza tra rendimento del fondo e rendimento medio degli investitori).

 

In altre parole, il fondo ha effettivamente vantato performance eccezionali nei primi anni, spesso ancora oggi utilizzate come leva commerciale per giustificare commissioni elevate, ma la maggior parte degli investitori ha perso denaro.

 

L’ETF ARK Innovation di Cathie Wood è stato il fondo più performante al mondo nel 2020, guadagnando il 152,5% grazie a scommesse su titoli come Tesla, Zoom e Coinbase. Questo risultato ha attirato enormi flussi: il patrimonio del fondo è passato da circa 3,2 miliardi di dollari a fine 2019 a oltre 34 miliardi a fine 2020, raggiungendo un picco di oltre 51 miliardi nel febbraio 2021. Tuttavia, dopo il boom, il fondo ha subito un tracollo: nel 2021 ha perso circa il 24% e nel 2022 è crollato di circa il 67% dal massimo. Di conseguenza, la maggior parte degli investitori – entrata dopo la super performance – ha registrato perdite molto pesanti, mentre il “total return” storico del fondo resta positivo solo grazie al boom iniziale, che però ha beneficiato pochi investitori. Nonostante questi risultati, Cathie Wood è ancora considerata da molti come un “oracolo”, capace di attrarre nuovi capitali su prodotti spesso caratterizzati da costi elevati.

In nota trovi la differenza tra "Rendimento medio storico" e "Rendimento mediano",  nonché cosa sia il "Rischio di sequenza" [3], tecnicismi che vengono sottaciuti per ragioni commerciali ed in cui è facile che rimanga intrappolato un investitore che operi senza l'assistenza di un consulente indipendente.

 

 

IL MONDO DELLE FATE CONSENTE DI ACCOLLARTI COSTI  INUTILI

 

INFLAZIONE E IMPOSTE CAMBIANO LE REGOLE DEL GIOCO

 

 

NON AVERE TIMORE NEL FARGLI QUESTE DOMANDE

Perché i tuoi costi sono così elevati?
Ti risponderà: Il costo riflette la qualità del servizio che ti offro. Ti seguo da vicino, fornendo una gestione attiva degli investimenti che mira a massimizzare il rendimento rispetto al rischio. Ogni operazione è studiata per ottimizzare il portafoglio.

Ma se il portafoglio fosse composto da ETF, i costi sarebbero molto più bassi e i rendimenti simili, no?
Ti risponderà: Gli ETF sono strumenti utili, ma spesso generici. Io seleziono fondi specifici che si allineano meglio alla tua situazione patrimoniale e ai tuoi obiettivi di lungo termine, gestiti attivamente da esperti per battere il mercato, anche se a un costo leggermente superiore.

Se è così, perché molti di questi fondi non riescono a battere il mercato? E perché ho così tanti prodotti diversi nel mio portafoglio?
Ti risponderà: La diversificazione è fondamentale per ridurre il rischio complessivo. Avere più prodotti, anche se non tutti sovraperformano, ti protegge dalle fluttuazioni del mercato. Inoltre, alcune strategie potrebbero richiedere tempo per dare i loro frutti, soprattutto quelle più specializzate.

Mi sembra però che avere così tanti prodotti renda impossibile monitorare la mia situazione. Non c’è un modo più semplice per gestire tutto?
Ti risponderà: Capisco che possa sembrare complesso, ma ogni prodotto ha una funzione precisa nel portafoglio. La diversificazione settoriale e geografica richiede un certo numero di strumenti, ma possiamo lavorare insieme per migliorare la trasparenza e semplificare la reportistica.

Non riesco comunque a capire come questi prodotti mi avvantaggiano. Alcuni fondi mi sembrano superflui e troppo complicati.
Ti risponderà: Ogni fondo è stato selezionato con attenzione per soddisfare esigenze specifiche, come la protezione dall'inflazione o l'esposizione a settori emergenti. Tuttavia, se preferisci una maggiore semplicità, possiamo rivedere il portafoglio per trovare un equilibrio tra efficienza e chiarezza.

Perché non abbiamo usato una soluzione più semplice e trasparente con pochi ETF?
Ti risponderà: Gli ETF sono strumenti validi per la gestione passiva, ma spesso mancano della flessibilità necessaria in mercati volatili o di nicchia. La gestione attiva consente di approfittare delle opportunità più specifiche che gli ETF non possono catturare.

Mi sembra comunque che il portafoglio sia progettato più per generare commissioni che per massimizzare i miei rendimenti.
Ti risponderà: Le commissioni riflettono il valore del lavoro svolto per monitorare e adattare costantemente la tua strategia. Il nostro obiettivo è garantire che il valore aggiunto superi di gran lunga i costi. Possiamo analizzare insieme la performance per verificare i vantaggi a lungo termine.

Non ho ancora visto risultati significativi, soprattutto rispetto ai costi sostenuti.
Ti risponderà: Investire richiede pazienza. Alcune strategie, soprattutto quelle che mirano a proteggere il capitale o a generare rendimenti stabili, hanno bisogno di tempo. Tuttavia, possiamo rivedere la composizione per rendere il portafoglio più agile, in base alle tue nuove aspettative.

 

 

 

 

NOTE

[1]

La disciplina della trasparenza dei costi ed oneri applicati alla clientela è contenuta nella Direttiva 2014/65/UE (Mifid2). L’art. 24.4 della Direttiva prevede infatti l’obbligo di fornire ai clienti informazioni su tutti i costi ed oneri connessi ai servizi di investimento e agli strumenti finanziari.

“Ai clienti o potenziali clienti sono fornite tempestivamente informazioni appropriate sull’impresa di investimento e i relativi servizi, gli strumenti finanziari e le strategie di investimento proposte, le sedi di esecuzione e tutti i costi e oneri relativi. Tali informazioni comprendono: ……………..

c) le informazioni su tutti i costi e gli oneri connessi, (esse) devono comprendere informazioni relative sia ai servizi d’investimento che ai servizi accessori, anche sul costo eventuale della consulenza, ove rilevante, sul costo dello strumento finanziario raccomandato o offerto in vendita al cliente e sulle modalità di pagamento da parte di quest’ultimo, includendo anche eventuali pagamenti a terzi.

Le informazioni sui costi e oneri, compresi quelli connessi al servizio d’investimento e allo strumento finanziario, non causati dal verificarsi da un rischio di mercato sottostante, devono essere presentate in forma aggregata per permettere al cliente di conoscere il costo totale e il suo effetto complessivo sul rendimento e, se il cliente lo richiede, in forma analitica. Laddove applicabile, tali informazioni sono fornite al cliente con periodicità regolare, e comunque almeno annuale, per tutto il periodo dell’investimento.”

L’informativa sui costi ed oneri, nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti, deve essere parimenti fornita sia ai clienti retail che ai clienti professionali di diritto e su richiesta (Regolamento Delegato 565/2017 della Commissione europea, Articolo 50.1).

REGOLAMENTO DELEGATO (UE) 2017/565 DELLA COMMISSIONE del 25 aprile 2016 che integra la direttiva 2014/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i requisiti organizzativi e le condizioni di esercizio dell’attività delle imprese di investimento e le definizioni di taluni termini ai fini di detta direttiva.

Articolo 50 Informazioni sui costi e gli oneri connessi (Articolo 24, paragrafo 4, della direttiva 2014/65/UE) 1. Al fine di fornire ai clienti informazioni su tutti i costi e gli oneri a norma dell’articolo 24, paragrafo 4, della direttiva 2014/65/UE, le imprese di investimento rispettano i requisiti dettagliati di cui ai paragrafi da 2 a 10. Fatti salvi gli obblighi stabiliti nell’articolo 24, paragrafo 4, della direttiva 2014/65/UE, le imprese di investimento che prestano servizi di investimento a clienti professionali hanno il diritto di concordare con tali clienti un’applicazione limitata dei requisiti dettagliati stabiliti nel presente articolo. Non è permesso alle imprese di investimento concordare tali limitazioni quando i servizi prestati sono di consulenza in materia di investimenti o di gestione del portafoglio o quando, indipendentemente dal servizio di investimento prestato, gli strumenti finanziari interessati incorporano uno strumento derivato. Fatti salvi gli obblighi stabiliti nell’articolo 24, paragrafo 4, della direttiva 2014/65/UE, le imprese di investimento che prestano servizi di investimento a controparti qualificate hanno il diritto di concordare un’applicazione limitata dei requisiti dettagliati stabiliti nel presente articolo, ad eccezione del caso in cui, indipendentemente dal servizio di investimento prestato, gli strumenti finanziari interessati incorporano uno strumento derivato e la controparte qualificata intende offrirli ai suoi clienti. 2. Ai fini della comunicazione ex ante ed ex post ai clienti delle informazioni sui costi e gli oneri, le imprese di investimento presentano in forma aggregata quanto segue: a) tutti i costi e gli oneri connessi applicati dall’impresa di investimento o da altre parti, qualora il cliente sia stato indirizzato a tali altre parti, per il servizio o i servizi di investimento e/o servizi accessori prestati al cliente; b) tutti i costi e gli oneri connessi associati alla realizzazione e gestione degli strumenti finanziari. I costi di cui alle lettere a) e b) sono elencati nell’allegato II. Ai fini della lettera a) i pagamenti di terzi ricevuti dalle imprese di investimento in connessione con il servizio di investimento fornito a un cliente sono dettagliati separatamente e i costi e gli oneri aggregati sono sommati ed espressi sia come importo in denaro che come percentuale. 3. Quando una parte dei costi e degli oneri totali deve essere pagata o è espressa in valuta estera, le imprese di investimento forniscono l’indicazione di tale valuta, nonché dei tassi e delle spese di cambio applicabili. Le imprese di investimento forniscono inoltre informazioni riguardo alle modalità per il pagamento o altra prestazione. 4. In relazione alla comunicazione dei costi e degli oneri relativi ai prodotti che non sono inclusi nel documento contenente informazioni chiave per gli investitori (KIID) degli OICVM, le imprese di investimento calcolano e comunicano tali costi prendendo contatti, per esempio, con le società di gestione degli OICVM per ottenere le informazioni pertinenti. 5. L’obbligo di fornire in tempo utile una comunicazione completa ex ante delle informazioni sui costi e oneri aggregati relativi allo strumento finanziario e al servizio di investimento o servizio accessorio fornito si applica alle imprese di investimento nelle situazioni seguenti: a) quando l’impresa di investimento raccomanda od offre in vendita degli strumenti finanziari ai clienti; oppure 31.3.2017 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 87/47 b) quando l’impresa di investimento che presta servizi di investimento è tenuta, ai sensi della legislazione dell’Unione applicabile, a fornire ai clienti un KIID degli OICVM o un documento contenente le informazioni chiave (KID) dei prodotti d’investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati (PRIIP) in relazione agli strumenti di finanziamento pertinenti. 6. Le imprese di investimento che non raccomandano od offrono in vendita uno strumento finanziario al cliente o che non sono tenute a fornirgli un KID/KIID ai sensi della legislazione dell’Unione applicabile informano i clienti di tutti i costi e oneri relativi al servizio di investimento e/o servizio accessorio prestato. 7. Quando più imprese di investimento prestano al cliente servizi di investimento o servizi accessori, ciascuna di esse fornisce informazioni sui costi dei servizi di investimento o servizi accessori da essa prestati. L’impresa di investimento che raccomanda od offre in vendita ai clienti servizi prestati da un’altra impresa presenta i costi e gli oneri dei suoi servizi in forma aggregata con i costi e gli oneri dei servizi prestati dall’altra impresa. L’impresa di investimento che ha indirizzato il cliente ad altre imprese tiene conto dei costi e degli oneri connessi alla prestazione di altri servizi di investimento o servizi accessori da parte delle altre imprese. 8. Per calcolare ex ante i costi e gli oneri, le imprese di investimento utilizzano costi effettivamente sostenuti come modello per i costi e gli oneri previsti. Qualora non disponga di costi effettivi, l’impresa di investimento esegue stime ragionevoli di tali costi. Le imprese di investimento riesaminano le ipotesi ex ante sulla base dell’esperienza ex post e, laddove necessario, le adeguano. 9. Le imprese di investimento, qualora abbiano raccomandato od offerto in vendita a un cliente uno o più strumenti finanziari o gli abbiano fornito il KID/KIID relativo a tale o tali strumenti finanziari e intrattengano o abbiano intrattenuto un rapporto continuativo con il cliente durante un anno, gli forniscono annualmente informazioni ex post su tutti i costi e gli oneri relativi sia allo strumento o agli strumenti finanziari che al servizio o ai servizi di investimento e servizi accessori. Tali informazioni si basano sui costi sostenuti e sono fornite in forma personalizzata. Le imprese di investimento possono scegliere di fornire tali informazioni aggregate sui costi e gli oneri dei servizi di investimento e degli strumenti finanziari contestualmente alle eventuali relazioni periodiche destinate ai clienti. 10. Le imprese di investimento forniscono ai clienti un’illustrazione che mostri l’effetto cumulativo dei costi sulla redditività che comporta la prestazione di servizi di investimento. Tale illustrazione è presentata sia ex ante che ex post. Le imprese di investimento provvedono a che l’illustrazione soddisfi i seguenti requisiti: a) l’illustrazione mostra l’effetto dei costi e degli oneri complessivi sulla redditività dell’investimento; b) l’illustrazione mostra eventuali impennate o oscillazioni previste dei costi; c) l’illustrazione è accompagnata da una sua descrizione.

[2]

In ambito finanziario è impossibile calcolare i guadagni della Compagnia d’assicurazione, determinati da calcoli statistici, mentre è possibile quantificare il guadagno dell’agente che paghi tu sottoscrivendo la polizza:

  1. Polizza a premio unico, la provvigione è compresa tra l’1 e il 2%;
  2. Polizza a premio periodico, grazie alla quale l’agente ha due guadagni: 
  • Provvigione sull’acquisto, solitamente compresa tra il 30% e il 60%;
  • Provvigione sul premio periodico, solitamente intorno al 3%.

A questo si aggiunge un’altra provvigione, denominata fee, una percentuale calcolata sul capitale maturato dalle polizze vita, in genere pari allo 0.5%. Infine, gli agenti guadagnano i rappel, una percentuale che la compagnia assicuratrice paga al raggiungimento di determinati obiettivi.

Dunque meglio non assicurarsi? Tutt’altro! 

Il Tuo consulente finanziario indipendente, agendo come broker assicurativo, ti può indirizzare al meglio e ti assicurerà SOLO dove, come e quando serve offrendoti un servizio che, di fatto, non paghi in quanto il suo costo è già compreso nelle polizze che andrai a sottoscrivere.  

[3]
Rendimento medio storico
Il rendimento medio storico è la media aritmetica dei rendimenti annuali di un investimento su un determinato periodo di tempo. Si calcola sommando tutti i rendimenti annuali e dividendo il totale per il numero di anni. Questo indicatore può essere influenzato da valori estremi (molto alti o molto bassi) e potrebbe non rappresentare accuratamente la performance tipica dell’investimento.
 
Rendimento mediano
Il rendimento mediano, invece, è il valore centrale in una serie di rendimenti annuali ordinati dal più basso al più alto. In altre parole, è il rendimento che si trova esattamente a metà della distribuzione dei rendimenti. Questo indicatore è meno influenzato dai valori estremi e può fornire una rappresentazione più realistica della performance tipica dell’investimento.
 
Esempio: immagina di avere i seguenti rendimenti annuali per un investimento su cinque anni: 2%, 5%, 7%, 10%, -3%.
– Rendimento Medio Storico: (2% + 5% + 7% + 10% – 3%) / 5 = 4.2%
– Rendimento Mediano: Ordinando i rendimenti (-3%, 2%, 5%, 7%, 10%), il valore mediano è 5%.
 
Come puoi vedere, il rendimento medio storico è 4.2%, mentre il rendimento mediano è 5%. Il rendimento mediano può essere più rappresentativo della performance tipica, specialmente in presenza di valori estremi.
 

RISCHIO DI SEQUENZA è il rischio che l’ordine temporale dei rendimenti di un investimento, soprattutto in fase di prelievo (come durante la pensione), influenza in modo decisivo il valore finale del portafoglio, anche se la media dei rendimenti resta la stessa. Questo rischio è particolarmente rilevante quando si iniziano a fare prelievi regolari, perché le perdite nei primi anni possono compromettere la sostenibilità del capitale a lungo termine.

Esempio:  Immagina due pensionati, Anna e Luca, che vanno in pensione con 1.000.000 € ciascuno e pianificano di prelevare 40.000 € all’anno per vivere. Entrambi investono in un portafoglio identico, ma sperimentano una sequenza diversa di rendimenti nei primi anni.

Scenario A: Rendimenti positivi nei primi anni

  • Anno 1: +10%

  • Anno 2: +10%

  • Anno 3: -10%

  • Anno 4: -10%

  • Anno 5: +5%

Scenario B: Rendimenti negativi nei primi anni

  • Anno 1: -10%

  • Anno 2: -10%

  • Anno 3: +10%

  • Anno 4: +10%

  • Anno 5: +5%

In entrambi i casi, la media aritmetica dei rendimenti è identica, ma l’ordine cambia.

Calcolo semplificato (senza contrassegno):

Scenario A

  1. Anno 1: 1.000.000 € × 1,10 = 1.100.000 € – 40.000 € = 1.060.000 €

  2. Anno 2: 1.060.000 € × 1,10 = 1.166.000 € – 40.000 € = 1.126.000 €

  3. Anno 3: 1.126.000 € × 0,90 = 1.013.400 € – 40.000 € = 973.400 €

  4. Anno 4: 973.400 € × 0,90 = 876.060 € – 40.000 € = 836.060 €

  5. Anno 5: 836.060 € × 1,05 = 877.863 € – 40.000 € = 837.863 €

Scenario B

  1. Anno 1: 1.000.000 € × 0,90 = 900.000 € – 40.000 € = 860.000 €

  2. Anno 2: 860.000 € × 0,90 = 774.000 € – 40.000 € = 734.000 €

  3. Anno 3: 734.000 € × 1,10 = 807.400 € – 40.000 € = 767.400 €

  4. Anno 4: 767.400 € × 1,10 = 844.140 € – 40.000 € = 804.140 €

  5. Anno 5: 804.140 € × 1,05 = 844.347 € – 40.000 € = 804.347 €

Risultato:
Dopo 5 anni, Anna (Scenario A) ha 837.863 € , mentre Luca (Scenario B) ha 804.347 € .
La differenza nasce dal fatto che i rendimenti negativi all’inizio, combinati ai prelievi, riducono il capitale su cui poi agiscono i rendimenti positivi. Se invece le perdite arrivano dopo alcuni anni di crescita, il capitale iniziale è più alto e l’impatto negativo è minore.

Perché è importante?

  • Se i rendimenti negativi arrivano nei primi anni di pensione, il capitale si riduce più velocemente e può esaurirsi prima del previsto.

  • Se invece i rendimenti negativi arrivano dopo diversi anni di rendimenti positivi, il portafoglio è più robusto ei prelievi hanno un impatto minore.

  • Questo rischio non si annulla con la sola media dei rendimenti: l’ordine conta molto di più di quanto si pensi.

Rischio di sequenza anche in fase di accumulo

Anche chi sta costruendo il proprio capitale con un Piano di Accumulo (PAC) è influenzato dal rischio di sequenza, ma in modo opposto: rendimenti negativi all’inizio, mentre si investe, permette di acquistare più quote a prezzi bassi, favorendo una crescita maggiore quando arriveranno i rendimenti positivi.

Il rischio di sequenza è un fattore chiave nella pianificazione finanziaria, soprattutto in pensione. Non basta conoscere la media dei rendimenti: bisogna considerare l’ordine con cui arrivano, perché le perdite nei primi anni possono compromettere la sicurezza finanziaria a lungo termine. Le strategie come la diversificazione, la flessibilità nei prelievi e la gestione attenta del portafoglio possono aiutare a mitigare questo rischio.

[4]