Principi guida

5.1 Principi guida

Principi guida: 

Per un'efficace gestione finanziaria, ci sono dei principi guida che è importante conoscere e seguire.

Principio n°1: Volatilità = Rendimento 

RISCHIO: è la probabilità che il rendimento reale di un investimento si discosti da quello previsto. È associato a eventi sfavorevoli per l’investitore. Prima di investire, valuta non solo la probabilità che l’evento si verifichi, ma anche le sue conseguenze e come reagiresti.

VOLATILITA': indica quanto il prezzo di un investimento varia nel tempo. Maggiore è la volatilità, più ampie saranno le oscillazioni, sia in positivo che in negativo. Non è il rischio, ma ne riflette l’impatto sulle variazioni di valore. Prima di investire, valuta se sei disposto a sopportare queste fluttuazioni e per quanto tempo.

INCERTEZZA, è stata analizzata nel capitolo dedicato all'ambito assicurativo. In condizioni di incertezza non è possibile associare una probabilità al verificarsi di un determinato evento futuro. Al contrario, nel caso del rischio, ogni evento è associato ad una probabilità che si verifichi.

RENDIMENTO: è il guadagno o la perdita generata nel tempo da un investimento. In generale, gli investimenti con maggiore rischio, incertezza e volatilità offrono la possibilità di rendimenti più elevati.

Approfondisci in nota [1] la differenza tra:

  • rischio e volatilità;
  • volatilità 

La relazione tra rischio e rendimento è spesso rappresentata dal cosiddetto “premio per il rischio”, ovvero l’extra rendimento atteso da un investimento rischioso rispetto a uno considerato privo di rischio.

Il rapporto tra rendimento e volatilità viene misurato attraverso l’indice di Sharpe, un indicatore di performance che valuta il rendimento corretto per il rischio di un investimento.

In sintesi, mentre il rischio indica la probabilità di subire una perdita, la volatilità descrive l’ampiezza e la frequenza delle oscillazioni del valore di un investimento. Entrambi i concetti sono fondamentali per stimare il potenziale rendimento e per prendere decisioni di investimento consapevoli.

Il TEMPO influenza:

- la VOLATILITA', poiché nel lungo periodo le oscillazioni di breve termine tendono a compensarsi, riducendo la percezione di instabilità;

- il RISCHIO, in quanto il premio al rischio, invece, non si riduce necessariamente col trascorrere del tempo, soprattutto quando l'investimento è associato a un rischio intrinseco elevato.

In sostanza, mentre il tempo può aiutare a mitigare la volatilità, il rischio è direttamente legato alla probabilità di un evento indesiderato, che non diminuisce semplicemente con il passare del tempo.

Pertanto, per ottenere rendimenti elevati è necessario, da un lato, evitare rischi eccessivamente impattanti, preferibilmente eliminandoli o trasferendoli tramite strumenti assicurativi e, dall’altro, accettare la volatilità, ossia le oscillazioni tipiche degli asset più redditizi.

Per queste ragioni MyGuru, prima di indicarti come gestire il tuo patrimonio mobiliare, verifica che tu disponga di adeguate coperture assicurative contro le incertezze che possono incidere significativamente sulla tua vita e che siano garantiti i tuoi bisogni primari (vedi il paragrafo sulla “Piramide dei bisogni di Maslow”).

L’idea di investimenti completamente ‘sicuri’ è fuorviante: il mercato finanziario è un contesto dinamico e interconnesso, dove ogni opportunità comporta un certo grado di rischio, condizione necessaria per generare rendimento.

Nella figura (Ross, 2020) son presenti i rendimenti minimi, massimi e medi per ciascuna classe di asset e la deviazione standard di ogni investimento, che misura la volatilità che potrebbe subire il nostro investimento.

Sebbene le azioni dei mercati emergenti abbiano registrato il rendimento medio più elevato, hanno anche registrato la deviazione standard più elevata.

Ipotizza di dover necessariamente superare un precipizio con un salto: la prudenza ti bloccherebbe ed il coraggio ti toglierebbe la necessaria lucidità. Per decidere se effettuare il salto devi acquisire la consapevolezza che, prendendo una buona rincorsa, potrai superare l'ostacolo senza alcun rischio.

Ugualmente devi comportarti con gli investimenti: definisci i tuoi obiettivi e perseguili con professionalità. Non è questione di essere prudenti o audaci, ma di agire con strategia.

Ricorda che la remunerazione del rischio rappresenta l’unico vero motore di crescita del capitale. In assenza di questo, nel migliore dei casi, riuscirai soltanto a compensare l’effetto erosivo dell’inflazione.

PAURA, è Il nemico del rischio, uno degli argomenti più studiati dalla finanza comportamentale, per valutare il grado di paura presente sui mercati è l'indice VIX, che misura il posizionamento degli investitori rispetto al paniere azionario dello Standard & Poor 500.

Per vincere la paura contenendo il rischio è necessario seguire i due principi guida successivi: diversificare l’investimento durante un orizzonte temporale più lungo possibile.

Principio n°2: Orizzonte temporale più lungo possibile

L’orizzonte temporale rappresenta il periodo durante il quale sei disposto a rinunciare alle tue disponibilità finanziarie per investirle.

Più l’orizzonte temporale si allunga, maggiori possibilità hai di massimizzare il tuo ritorno sull’investimento, perché il tempo tende a ridurre l’impatto delle oscillazioni di breve periodo. Così facendo, aumenti le probabilità di avere profitti a parità di volatilità.

Ciò significa che puoi permetterti di sopportare una maggiore volatilità e, dunque, puoi godere di un premio per il rischio più alto sull’investimento.

La strategia di MyGuru, semplice ma efficace, si fonda su queste macro-azioni:

  • determinare la quantità di denaro necessaria per garantirti la copertura dei bisogni primari;
  • proteggerti dagli imprevisti attraverso adeguate soluzioni assicurative;
  • investire la parte rimanente con il maggior orizzonte temporale possibile per fare rendere al massimo il tuo patrimonio complessivo.

Il tempo è la forza più potente: fa crescere le piccole cose e fa sparire i grandi errori.

Principi guida: l'orizzonte temporale

Solo un lungo orizzonte temporale (cioè tanto tempo) offre il coraggio necessario per affrontare i mercati e ottenere rendimenti significativi, nonostante i picchi di volatilità che, se osservati nel breve periodo, risulterebbero insostenibili persino per l’investitore più audace.

Quanto deve durare l’orizzonte temporale?
Secondo lo studio di J.P. Morgan “Le regole d’oro degli investimenti a lungo termine”, il tempo è il fattore più potente per ridurre l’impatto delle oscillazioni e sfruttare l’interesse composto. Le chiavi del successo sono: iniziare presto, reinvestire i proventi, mantenere la disciplina, diversificare e restare investiti. Così la volatilità diventa opportunità.

Principio n°3: Diversificare

Uno dei concetti base che devi conoscere è quello di diversificazione. Con questo termine si intende la suddivisione del proprio investimento in diverse categorie di strumenti come azioni, fondi, obbligazioni appartenenti a industrie o zone geografiche differenti.

In tal modo riduci il rischio complessivo: se alcuni prodotti non otterranno un soddisfacente rendimento, altri andranno meglio compensando le perdite. In questo modo, si attenua l’impatto negativo di eventi specifici su singoli asset.

Alcuni esempi di diversificazione:

  • per area geografica (acquistare obbligazioni di diversi Paesi emittenti);
  • per settore (acquistare azioni di settori differenti, come prodotti medicali e aerospaziali);
  • per tipologia (acquistare obbligazioni, azioni e materie prime);
  • per valuta (acquistare in valute differenti) [2]

Ma attenzione a diversificare i sottostanti e non gli strumenti: nel primo caso diversifichi realmente mentre nel secondo ti illudi di farlo. Inoltre, diversificare gli strumenti, oltre ad essere fiscalmente inefficiente, aumenta la paura a parità di rischio con conseguenze talvolta disastrose: meglio 1 ETF a medio rischio che 3 ETF rispettivamente a basso, medio ed alto rischio.

Immagina che il singolo ETF ti debba rendere il 50% in 10 anni con una volatilità massima del 25% mentre i 3 ETF, a parità di rendimento medio, abbiano una volatilità rispettivamente del 12, 25 e 51%. Quando l'ETF più volatile dovesse perdere la metà del suo valore rischierai l'infarto o di venderlo nel momento meno opportuno.

 

Principio n°4: Minimizzare i costi

Nella scelta di un investimento l’unica certezza sono i costi [3], mai i guadagni.

Per questo motivo, i tuoi investimenti devono generare almeno un rendimento sufficiente a coprire i costi fissi (imposta di bollo, commissioni, consulenza, ecc.) e l’inflazione, che nel tempo erode il potere d’acquisto.

Costi del 2% erodono il tuo capitale di 1/3 dopo 20 anni e lo dimezzano dopo 34:

 

Tra i principali costi di un fondo ci sono:

  • le commissioni di sottoscrizione o quelle di collocamento;
  • le spese correnti;
  • le commissioni di performance;
  • le commissioni di uscita.

Il totale di tutte questi costi viene chiamato TSC (Total Shareholder Cost).

La somma di spese correnti e commissioni di performance viene definito TER (Total Expense Ratio).

Il consiglio è quello di affidarsi a fondi passivi (ETF cioè Exchange Traded Funds), che hanno generalmente costi più bassi e rendono l’investimento molto facile e gestibile; la scelta del consulente aiuterà a selezionare gli ETF adeguati per ottimizzarne la fiscalità.

 

I 4 Principi Guida garantiscono ottimizzano le performance

 

 

 

Rispettare questi Principi guida è SEMPLICE, è sufficiente comprendere pochi concetti elementari, ma è estremamente DIFFICILE senza una minima educazione finanziaria e senza qualcuno che sappia trasmetterti queste regole e ricordartele nei momenti in cui dubbi e paura prendono il sopravvento.

In tal senso, lo studio della finanza comportamentale può diventare qualcosa di utile anche per la tua vita.

 

 

NOTE

[1]
 

DIFFERENZA TRA RISCHIO E VOLATILITA’

La differenza tra rischio e volatilità è un tema centrale nell’analisi finanziaria e nella gestione degli investimenti.

Volatilità: è una misura statistica che descrive l’entità delle variazioni del prezzo di un asset o di un portafoglio in un dato periodo di tempo. È spesso espressa come deviazione standard delle variazioni percentuali giornaliere, mensili o annuali.

  • Significato: Indica la frequenza e l’ampiezza dei movimenti del prezzo (al rialzo e al ribasso). Non distingue se un movimento è positivo o negativo.
  • Esempio: Un’azione che si muove molto frequentemente tra valori estremi (es. da 100 a 120 e poi a 80) è considerata più volatile rispetto a un’azione il cui prezzo oscilla tra 100 e 105.
  • Interpretazione: La volatilità è spesso vista come un proxy per il rischio, ma NON rappresenta il rischio in quanto asset altamente volatili possono generare sia grandi perdite sia GRANDI GUADAGNI.

Rischio: rappresenta la probabilità calcolabile associato a un RISULTATO INDESIDERATO, come una perdita di capitale o un rendimento inferiore alle aspettative. ). Se la probabilità non fosse calcolabile si dovrebbe parlare di incertezza.

  • Significato: È legato a eventi negativi o avversi per l’investitore. Il rischio può essere suddiviso in diverse categorie:

Rischio di mercato: Perdite dovute a movimenti sfavorevoli del mercato.

Rischio specifico: Rischio legato a un’azienda o ad un settore specifico.

Rischio di credito: Possibilità che un emittente non onori il pagamento del capitale o degli interessi.

Rischio di liquidità: Difficoltà a vendere un asset senza impattare significativamente il suo prezzo.

Rischio sistemico: Rischio di collasso dell’intero sistema finanziario.

  • Esempio: Acquistare azioni di un’azienda con problemi finanziari comporta un rischio maggiore di perdere l’investimento rispetto all’acquisto di obbligazioni governative solide.
  • Interpretazione: Il rischio è più complesso della volatilità perché si concentra sugli EFFETTI potenziali NEGATIVI non è sempre misurabile quantitativamente.

Differenza principale

  • Volatilità:
  1. misura le oscillazioni di prezzo senza distinguere se siano favorevoli o sfavorevoli;
  2. è una misura utile per capire il comportamento di un investimento, ma non è sinonimo di rischio;
  3. deve essere sfruttata per ottenere rendimento. 
  • Rischio:
  1. si riferisce alle probabilità e alla gravità degli eventi indesiderati, in particolare alle perdite potenziali.

Un investitore deve sempre distinguere tra le due e utilizzare strumenti come la diversificazione per gestire entrambi in modo efficace.

Esempio pratico

  • Un asset con alta volatilità (es. Bitcoin) può essere percepito come rischioso, ma la volatilità non implica necessariamente una perdita.
  • Un asset a bassa volatilità, come i titoli di Stato a breve termine, può comunque avere un rischio (es. rischio inflazionistico che erode il potere d’acquisto).

Nel mondo della finanza, la relazione tra rischio / volatilità e rendimento può variare in base all’asset class considerata.

1. Per il mercato obbligazionario: Rischio = Rendimento
•   In questo contesto, il concetto di rischio è strettamente legato alla probabilità di mancata restituzione del capitale o al rischio di credito.
•   Ad esempio, le obbligazioni high yield offrono rendimenti più elevati proprio perché espongono l’investitore a un rischio maggiore rispetto alle obbligazioni investment grade, che garantiscono una maggiore sicurezza ma con rendimenti più contenuti.
•   Questo significa che il rischio, nel mercato obbligazionario, è effettivamente remunerato con un “premio al rischio”.

2. Per il mercato azionario: Volatilità = Rendimento
•   Per le azioni e, più in generale, per le strategie di asset allocation, è più corretto parlare di volatilità come motore del rendimento.
•   La volatilità rappresenta fluttuazioni temporanee che, con un orizzonte temporale adeguato, tendono a essere compensate da rendimenti superiori. Non è un rischio reale di perdita, ma un elemento da gestire e sfruttare.
•   Affermare che “rischio = rendimento” in questo contesto può essere fuorviante, perché il rischio reale si manifesta solo quando non si gestisce adeguatamente la volatilità o si assumono esposizioni sproporzionate senza una strategia chiara.

Dunque:
•   Per il reddito fisso: il rischio di credito (rischio reale) è compensato da un premio al rischio, quindi è corretto associare rischio e rendimento.
•   Per il mercato azionario e soprattutto per la creazione di un asset allocation: il rendimento è il risultato di una gestione consapevole della volatilità, non del rischio. Pertanto, è più appropriato parlare di “premio alla volatilità”.

[2]

 

DIVERSIFICARE LA VALUTA

Diversificare la valuta può essere anche un rischio ed allora puoi pensare di coprirti dal rischio cambio (hedging). Il rischio di cambio nasce quando acquisti titoli denominati in un’altra valuta. Ad esempio, se acquisti un titolo di stato USA (Treasury), le fluttuazioni del dollaro influenzano la resa del tuo investimento che resta comunque denominato in euro. Se il dollaro si rafforza guadagni, diversamente perdi.

Ora, ipotizzando che tu sia un risparmiatore / investitore di medio e lungo termine (in MyGuru non ci interessiamo dei professionisti del trading), vediamo quando ti conviene coprirti dal rischio cambio acquistando strumenti che già incorporano la protezione.

Azioni: non conviene proteggersi in quanto il mercato azionario, sul lungo termine, tende quasi sempre ad assorbire le oscillazioni valutarie. Inoltre, una svalutazione del cambio favorirebbe la rivalutazione delle azioni, in quanto renderebbe più competitive le esportazioni dell’azienda in cui hai investito. E viceversa. Per questa ragione accade spesso che i movimenti delle quotazioni e del cambio si compensino tra loro. Dunque, avrebbe poco senso diversificare l’area geografica e pagare per annullare l’effetto della diversificazione. Ovviamente il peso della capitalizzazione di mercato delle varie aree geografiche ti porterà ad esporti nelle valute dove hai maggiormente investito, che normalmente è il dollaro. Dovrai fartene una ragione e, se non credi in questa area geografica, è meglio che sottopesi quest’area anzichè coprirti dal rischio cambio.

Oro: valgono, normalmente, le considerazioni effettuate per le azioni.

Obbligazioni: qui la questione è decisamente più complessa in quanto potresti puntare su un Emittente di un Paese che ha emesso un’obbligazione in una valuta diversa dalla sua e, inoltre, la compensazione che avviene nelle azioni in questo caso non c’è. Possiamo comunque dire che conviene valutare la copertura solo sulle valute che si ritengono decisamente deboli ma, in questo caso, viene da chiedersi per quale ragione si desidera investire proprio li.

Ovviamente non coprirsi dal rischio cambio aumenta la volatilità ma, come hai imparato, nel lungo termine chi non risica non rosica.

Costo della copertura: gli strumenti che incorporano una protezione sono più complessi in quanto acquistano strumenti derivati attraverso l’uso di contratti swap che impegnano all’acquisto di un asset a un determinato prezzo nel futuro. Si vende spot ad un tasso e si acquista forward ad un tasso leggermente diverso ogni giorno, il differenziale tra questi due tassi si accumula e incide sui rendimenti del prodotto. Sebbene diversi fattori contribuiscano alla differenza tra spot e forward, il più importante è il differenziale dei tassi di interesse. Considera che l’impatto della copertura includerà il differenziale tra questi tassi in ogni giorno in cui il fornitore di swap esegue il forward sulla valuta, su base annua, il differenziale può essere di diversi punti percentuali.

Coprirsi dal rischio cambio è come stipulare un’assicurazione, garantendoti il diritto di acquistare valuta a un determinato prezzo nel futuro. Ovviamente questo lavoro non è gratis e spesso è poco trasparente. Ma il costo maggiore deriva dal differenziale dei tassi Libor tra le valute considerate, così che, solitamente, costa molto di più coprirsi dal rischio cambio sulla Lira Turca piuttosto che farlo sul Franco svizzero: le monete rappresentano l’economia di un Paese ed è probabile che la moneta di un Paese forte si rivaluti rispetto a quella di un Paese debole.

Altri costi meno rilevanti sono lo spread di cambio e gli oneri delle operazioni.

Dollaro / Euro: vale la pena di analizzare questo caso sia per l’importanza che gli investimenti in dollari hanno solitamente nei portafogli e sia per la ragione che si deve pagare per garantirsi contro la svalutazione di una moneta, il dollaro, che solitamente si rivaluta. Dunque è statisticamente probabile che tu paghi una copertura per evitare una perdita e che invece abbia pagato per rinunciare ad un guadagno!

Un esempio: ipotizza di avere acquistato un ETF che investe nello S&P500 o in High yield in $ ed ipotizza che il sottostante dell’ETF abbia performato in un anno del 5%; ora presumi che, per evitare il rischio cambio, tu abbia acquistato il medesimo ETF hedgiato, che il dollaro si sia rivalutato del 10% e che il costo della tua copertura sia stato del 3%. Nel caso di acquisto di ETF hedgiato avresti perso o avuto un mancato guadagno dell’8% (5% del rendimento -3% costo dell’hedging -10% mancata rivalutazione del dollaro)!

La copertura non ti ha coperto da un costo ma ti ha sottratto un guadagno.

Dunque, se ti trovi in Europa, dove ci sono tassi bassi a causa di una crescita lenta del PIL, ed intendi acquistare strumenti hedgiati domiciliati in USA, stato caratterizzato da tassi più alti in quanto PIL cresce mediamente del 2% rispetto al continente europeo, avrai un rendimento sul tuo investimento inferiore.

Esempio: costi impliciti 1%, costi espliciti 2% e rendimento lordo 5% REDDITIVITA’ NETTA 2% (5%-3%).

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MIFID 2

Come si evince dal documento “Mifid 2 Ex post” le voci di costi e oneri si articolano in:

  • costi impliciti: spese ricorrenti dei prodotti finanziari. Sono già incorporati nel valore finale (nonché nel rendimento) dell’investimento.
  • costi espliciti: addebitati direttamente al controvalore delle operazioni come le commissioni di negoziazione e di sottoscrizione oppure come i costi di custodia e amministrazione. Non essendo incorporati nel valore finale dell’investimento devono essere sottratti al rendimento lordo.

Esempio: costi impliciti 1%, costi espliciti 2% e rendimento lordo 5% REDDITIVITA’ NETTA 2